Attenzione! non essere felice se ti restituiscono soldi nella dichiarazione dei redditi: ecco cosa potrebbe accadere

Succede, ed è una cosa piuttosto comune, che dopo aver inoltrato la domanda e fatto correttamente richiesta per la dichiarazione dei redditi, una volta che questa viene esaminata verifica e convalidata, si possa ricevere dallo Stato Italiano un vero e proprio rimborso per le spese sostenute fino a quello specifico momento.

Ricevere un rimborso: è sempre positivo?

Chiariamo subito un punto: non è un omaggio da parte dello Stato. Si tratta semplicemente di restituirti qualcosa che hai pagato in precedenza e che forse non avresti dovuto, considerando la tua situazione finanziaria del momento. In sostanza, hai versato più tasse del dovuto, e quindi lo Stato è tenuto a restituirtele.

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Infatti, è del tutto normale che ci sia quasi sempre un arrotondamento per eccesso delle imposte, ad esempio in busta paga, e questo è già sufficiente per ottenere un recupero delle tasse al momento della dichiarazione dei redditi, quando devi comunicare tutto ciò che hai fatto durante l’anno precedente, comprese spese mediche, detrazioni fiscali e contributi versati.

In pratica, con il rimborso a seguito della dichiarazione dei redditi, si corregge un eccesso di tasse pagate per qualsiasi motivo, anche solo per una questione di prudenza, come accade spesso con gli acconti calcolati in modo approssimativo o le trattenute applicate direttamente in busta paga. Questo meccanismo di conguaglio consente allo Stato di restituirti quanto versato in più, garantendo una certa equità fiscale. Tuttavia, non è sempre detto che ci sia un rimborso: potresti anche ritrovarti nella situazione opposta, ovvero con un debito nei confronti del Fisco, nel caso in cui tu abbia pagato meno del dovuto.

Attenzione però agli sbagli

È vero che nella maggior parte dei casi questi rimborsi sono un diritto dell’utente che ha pagato più tasse del necessario. Ma è anche vero che il rimborso potrebbe non essere corretto, sia per calcoli errati sia per omissioni. Infatti, potrebbe trattarsi di un errore commesso durante la compilazione della dichiarazione dei redditi, magari per distrazione, incomprensione di una voce o mancata comunicazione di alcuni dati importanti al proprio consulente o al CAF.

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Se fai la dichiarazione dei redditi con un modello precompilato, questo tipo di rischi sono chiaramente minimizzati, perché i dati principali sono già inseriti dall’Agenzia delle Entrate sulla base delle informazioni disponibili, come quelle provenienti dai datori di lavoro, dalle banche o dagli enti previdenziali. Tuttavia, se compili tu stesso il modello da zero, oppure se lo compila qualcun altro per te, come un consulente o un conoscente, usando un modello vuoto, il margine di errore aumenta sensibilmente. In questi casi potrebbe essere possibile che venga omesso un reddito percepito, magari da una collaborazione occasionale, o che si commetta un errore nell’inserimento della cifra corretta, con conseguenze che vanno dal mancato rimborso a eventuali sanzioni o richieste di integrazione da parte del Fisco. Per questo è importante prestare la massima attenzione e, se possibile, affidarsi a professionisti esperti o utilizzare strumenti ufficiali e aggiornati.

L’Agenzia delle Entrate, che si impegna proprio per verificare che tutto sia fatto in modo ordinato e corretto, se trova anche un piccolo errore, ovviamente ti chiede il risarcimento, esattamente come tu lo pretendi dallo Stato che ha usufruito di un importo maggiore di tasse che hai lasciato nelle sue casse.

I guadagni occasionali sono l’insidia

Chi lavora in modo discontinuo e senza un contratto a tempo indeterminato è sicuramente più a rischio. Per questo motivo, i lavoratori stagionali necessitano davvero di un trattamento diverso che permetta di non commettere questo tipo di errori che alla fine diventano un vero problema. Il reddito infatti va calcolato in base a quello che si guadagna durante l’anno.

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Ma chi lavora occasionalmente non ha un reddito fisso e continuo durante l’anno, ricevendo magari durante il periodo di disoccupazione un sostegno economico da parte dello Stato, come la Naspi, che va assolutamente calcolata sempre e comunque all’interno di questi calcoli particolarmente difficili da valutare se non si conoscono tutte le normative.

Il problema si manifesta chiaramente mesi dopo la chiusura della pratica, perché devi considerare che l’Agenzia delle Entrate ha milioni di dichiarazioni dei redditi da valutare e controllare e quindi è chiaro che a un certo punto, dopo mesi, potresti ricevere una comunicazione in cui ti viene richiesto di sanare la differenza.

Il rischio è sempre presente

Non è tutto oro quel che riluce. Quindi, quando ricevi un rimborso dallo Stato in seguito alla compilazione e alla presentazione della dichiarazione dei redditi, devi fare attenzione che tutto sia stato fatto correttamente, valutando la possibilità che quei soldi potrebbero non essere completamente tuoi. Se hai anche un minimo dubbio, non spenderli.

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Ricorda che l’Agenzia delle Entrate ha il diritto di contattarti per richiedere indietro il rimborso che non ti era in realtà dovuto fino a 5 anni di tempo, oltre i quali la questione decade e tu non hai più alcun obbligo di restituzione, a meno che non emergano situazioni gravi come frodi o omissioni rilevanti. Ma non succede quasi mai, perché nella maggior parte dei casi i controlli si concentrano su situazioni più complesse, e i piccoli errori vengono semplicemente segnalati o corretti senza conseguenze pesanti per il contribuente.

In ogni caso, è un’ottima idea farsi aiutare, perché non tutti abbiamo le competenze per poter compilare correttamente il modello che non sia quello precompilato, all’interno del quale è meglio non modificare mai nulla, soprattutto se non sei sicuro, perché potresti poi essere ritenuto responsabile dell’errore e quindi possibilmente perseguibile per aver dichiarato anche il falso, oltre che per l’errore commesso.

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